Gio. Nov 21st, 2024

Esporre – usare la fotocamera come una finestra . . .

Con il termine esposizione si intente la quantità di luce che colpisce il sensore è influenza di conseguenza l’aspetto finale di una fotografia.

Immaginiamo la fotocamera come se fosse una finestra decidiamo noi quanto aprirla e per quanto tempo tenerla aperta per illuminare la “stanza” (limmagine nel nostro caso),l’ampiezza dell’apertura si regola attraverso un meccanismo chiamato diaframma, il tempo invece viene regolato dall’otturatore. Sia il diaframma che l’otturatore determinano la quantità di luce che colpisce il sensore.Un diaframma più aperto combinato ad un tempo veloce dell’otturatore,equivale a un diaframma più chiuso combinato ad un tempo dell’otturatore più lento.La regolazione dell’espositore avviene attraverso l’esposimetro che si trova all’interno della fotocamera,in modalità automatica la fotocamera imposta “da sola” il tempo e i diaframmi,dando come risultato una immagine ben esposta con dettagli sia in zone scure che in zone chiare.Con l’impostazione manuale invece è possibile ricercare effetti di luce particolari (chiaroscuro,effetti di bagliore ecc).

I tre elementi che determinano

l’esposizione:

  • apertura del diaframma;
  • tempo di scorrimento dell’otturatore;
  • sensibilità ISO.

Il grado di apertura massima dell’obiettivo (diaframma) è indicato dal valore F che descrive il rapporto tra la distanza focale dell’obiettivo e il diametro ideale di una determinata apertura. Le regolazioni di quest’ultima dipendono dalla quantità di luce che passa attraverso le lenti con coefficiente 2, quindi la luce viene raddoppiata oppure dimezzata.

Quindi un valore alto rappresenta un’apertura dell’obiettivo più piccola che blocca il doppio della luce rispetto all’apertura precedente e l’obiettivo è meno luminoso, mentre un valore più basso rappresenta un’apertura dell’obiettivo più grande che raddoppia la luce rispetto al valore precedente, l’obiettivo perciò risulta essere più luminoso.

 L’otturatore è il meccanismo che impedisce che la luce colpisca il sensore della fotocamera quando non è in atto la creazione della fotografia.

Il tempo di apertura dell’otturatore (o tempo di posa) è il lasso di tempo per il quale il sensore rimane esposto alla luce proveniente dall’immagine da riprendere. L’arco di tempo, che generalmente va da 1/8.000 secondo a oltre una decina di secondi, determina particolari effetti della fotografia.

Infine l’acronimo ISO (International Standardization Organisation) descrive l’unità di misura che indica la sensibilità della pellicola alla luminosità. Una pellicola 100 ISO è una pellicola di sensibilità media. 200 ISO e 400 ISO sono pellicole con sensibilità rispettivamente doppia e quadrupla.

In pratica, all’aumento della sensibilità della pellicola corrisponde un’immagine più granulosa, alla sua diminuzione un’immagine più dettagliata.
Passando dalla fotografia analogica a quella digitale, il parametro ISO è stato mantenuto, adattandolo al nuovo metodo. Anziché cambiare la pellicola, attualmente la sensibilità è impostata nella meccanica della fotocamera stessa e può essere regolata su valori che vanno da 50 ISO a 1600 ISO ed oggi anche superiori. Similmente a quanto accade con la pellicola, ai valori più bassi corrisponde un maggior fabbisogno di luce, mentre a quelli più elevati una minore necessità di fonte luminosa. Chiaramente se non si ha la passione per la fotografia, l’autoregolazione ISO accorre in vostro aiuto. 

l’esposizione viene regolata dall’esposimetro che si trova all ‘ interno della fotocamera, in modalità automatica la “macchina” imposta autonomamente i tempi e i diaframmi dando come risultato foto esposte correttamente.Meglio puntare al manuale quando si vogliono ottenere effetti creativi , e nelle condizioni in qui l’automatismo fallirebbe.

l’otturatore

In fotografia l’otturatore è il dispositivo meccanico o elettronico che ha il compito di controllare per quanto tempo la pellicola o il sensore (nelle fotocamere digitali) resta esposto alla luce.

Facendo un parallelo con l’occhio umano, mentre la pupilla rappresenta il diaframma la palpebra dà un’idea dell’otturatore.

Gli otturatori possono essere classificati in due tipi:

  1. otturatori centrali
  2. otturatori a tendina

Al primo tipo corrispondono tutti gli otturatori dotati di lamelle disposte a raggiera, in modo simile a quelle del diaframma.

Il secondo tipo è un otturatore composto da due superfici di stoffa o metallo disposte parallelamente lungo il piano focale, che scorrono verticalmente formando una fessura che lascia passare la luce.

Se il tempo richiesto è lento, la prima tendina raggiunge il fine corsa e conseguentemente parte la seconda che copre la pellicola concludendo l’esposizione.

In caso di tempi più rapidi, la seconda tendina viene azionata durante la corsa della prima, quindi la pellicola non viene esposta contemporaneamente lungo tutto il fotogramma, ma solo attraverso la fessura formatasi dal ritardo fra la prima e la seconda tendina.

L’otturatore, insieme al diaframma (che regola l’intesità della luce), è un fattore indispensabile per determinare una corretta esposizione, la giusta regolazione dell’apertura diaframmale combinata con la giusta regolazione del tempo di otturazione consentirà di impressionare la pellicola o il sensore esattamente con la quantità di luce richiesta (intensità x tempo).

con l’esposizione manuale su sfondo scuro tutti i dettagli sono esposti correttamente.

Un diaframma più aperto combinato ad un tempo veloce dell’otturatore equivale a un diaframma più chiuso

ottenere effetti come questo (movimento dell’acqua quando il resto della scena e statico) necessita di tempi lunghi,impostando la fotocamera in manuale (anche nella modalita creativa o altre impostazioni presenti su ogni modello di fotocamera) e utilizzare uno stativo (trepiedi). L’esposizione regola la quantità di luce che colpisce il sensore regolando tutto l’aspetto finale dell’immagine.Possiamo immaginare la fotocamera come una finestra,decidiamo noi quanto e per quanto tenerla aperta,il meccanismo che regola questa apertura è il diaframma mentre il tempo di apertura e regolato dall’otturatore.


 Risulta di vitale importanza ai fini di un’immagine, capire la giusta esposizione. Lasciare che se ne occupi la macchina in automatico, o preferire l’intervento manuale?

Esposizione Manuale. 

Si può scegliere di tenere piu sovraesposta l’immagine (piu scura) per evitare di bruciare troppo la scena e perdere dei dettagli del colore. ovviamente alcune zone in ombra potrebbero essere meno visibili.

Esposizione Automatica.

Sicuramente lasciando scegliere alla macchina, le zone in ombra saranno piu esposte e di conseguenza più visibili ma si alzerà anche notevolmente il rischio di Sovraesporre (foto troppo chiare) e di conseguenza schiarire troppo i colori e rischiare di bruciare e perdere dettagli in alcuni punti.

Ovviamente la scelta varia a seconda della tipologia di scatto e scena inquadrata. Una foto di gruppo, ad esempio, poco importa se si perde qualche dettaglio nell’ambiente, fondamentale è invece aver ben esposto i volti delle persone.

L’ardua scelta deve sempre essere “misurata” al tipo di risultato che dobbiamo ottenere, ed in fotografia vale la regola non scritta che non ci vincola alle regole in maniera ferrea, anzi bisogna conoscere regole e tecnica per prenderne possesso e saperle utilizzare a proprio vantaggio, fino al punto anche di stravolgerle se il risultato che cerchiamo lo richiede…

L’esposizione automatica in alcune circostanze , risulta poco indicata in quanto non riporta fedelmente tutti i dettagli correttamente illuminati . In alcune circostanze ,meglio optare per un’esposizione manuale…

In alcuni casi , solo con un’intervento manuale sulla macchina e di conseguenza sull’esposizione, permette di ottenere risultati particolari ed effetti che difficilmente si otterrebbero in automatico , proprio perchè quello che stiamo cercando (ad esempio) è una foto volutamente sottoesposta (troppo scura) ma che per nostra scelta adatta a valorizzare un soggetto o solo una parte dell’immagine fortemente illuminata , come nell’esempio sotto.

Foto sottoesposta NO ( ma potrebbe alcune volte una scelta)

Foto esposta correttamente SI

 

Foto sovraesposta NO (foto quasi sempre errata tranne in alcuni casi ed effetti particolarmente ricercati)

Nelle tre immagini d’esempio sopra , pure essendo più corretta l’immagine centrale ( ben esposta) risulta di maggiore effetto la prima più scura (sottoesposta volutamente) per valorizzare meglio i soggetti e creare un contrasto tra le zone in luce e quelle in ombra . La considerazione da fare , quindi , è che in fotografia pur essendo “canalizzata” da delle regole ben precise , le stesse non sono vincolanti ed avere la padronanza e la più completa modalità manuale permette di creare immagini più personali e creative !


L’istogramma

Un istogramma in situazione di foto esposta correttamente.

Gli istogrammi. sono i grafici che riportano la distribuzione dei livelli di luminosità. Rappresentano i valori che vanno da 0, ombra assoluta, a 255, luce assoluta; tra questi due valori prendono posto le ombre, i mezzitoni e le luci. Valutare l’esposizione di una foto tramite istogramma è un metodo più sicuro, anche se meno intuitivo, che farlo tramite schermo lcd della macchina. Approssimando molto le cose si può dire che un’esposizione corretta viene rappresentata da un istogramma che copra tutti i valori di luminosità con una distribuzione che ricorda il profilo di una catena montuosa.

Un Istogramma in una situazione di foto sottoesposta

 Il grafico rappresentato da una coda sulla destra, mancano le componenti chiare dell’immagine.

Un istogramma in situazione di foto Sovraesposta

Il grafico ci indicherà che c’è un picco a destra oppure una profonda valle tra due picchi appuntiti, mancano le informazioni relative alle ombre.

Attenzione, non tutti i 255 valori di luminosità danno sempre un contributo discreto

Non sempre è veritiero, quando ci si trova in condizioni standard, quando stiamo riprendendo una scena con una buona distribuzione di luci, ombre e mezzi toni.
Capita spesso di fare foto corrette con una forte percentuale di ombre, di luce oppure con il soggetto molto contrastato rispetto allo sfondo, allora l’istogramma potrà sembrare strano, come se si fosse esposto in modo scorretto.

Una situazione come questa di forte controluce (e in alcuni casi voluta come ad esempio una silhouette al mare) sicuramente verrà letta dall’istogramma in modo errato, indicandoci di essere in una situazione di sottoesposizione (troppo scura e con pochi dettagli nelle zone d’ombra), ma ciò non toglie che l’effetto sia voluto oppure la fotografia sia corretta. Sta sempre a noi il compito di valutarne gli aspetti globali…

E’ il caso anche per l’immagine sotto di esempio.

Foto volutamente sottoesposta in condizioni di luce particolare (dopo un temporale) per esaltare la bellezza dell’arcobaleno. Con una esposizione corretta, il risultato sarebbe stato sicuramente peggiore rendendo la vista dell’arcobaleno appena accennata.

Con una esposizione automatica, il cielo non avrebbe “assunto” sicuramente dei toni così drammatici, ma avrebbe letto la scena secondo gli schemi “standard” restituendoci sicuramente un foto esposta (per gli istogrammi) in modo corretto, ma non di certo appagante per il nostro occhio che alla fine è l’ultimo a decretare il giudizio finale.

GRIGIO MEDIO

Come fa la macchina fotografica a scegliere la terna di parametri per avere un’esposizione corretta? Sulla base di cosa la vostra fotocamera decide che l’esposizione corretta è 1/250s, f/11, ISO 100 invece che, ad esempio, di 1/125, f/4, ISO 400?

La risposta non serve solo a soddisfare una semplice curiosità, ma diventa una delle chiavi per capire come “ragiona” la macchina fotografica e riuscire a migliorare con consapevolezza gli scatti.

Il Grigio chiamato grigio medio o anche grigio 18% (che è quello sotto nell’esempio).

Banale? si, ma non per la fotocamera…

Qualsiasi cosa stiamo per fotografare, qualsiasi scena ci troviamo davanti e in qualsiasi condizione di luce ci troviamo, alla macchina fotografica interessa solamente quanto la scena che state cercando di “catturare” sia simile o diversa rispetto ad un fotogramma riempito con quella sfumatura di grigio di cui abbiamo parlato. Ogni volta che ci prepariamo a scattare una fotografia, siamo in due a guardare la scena: noi ed un piccolo componente interno alla fotocamera, ovvero l’esposimetro. Il compito di questo dispositivo è quello di prendere la luce che arriva attraverso l’obiettivo, togliere il colore e mischiare ciò che resta in modo da ottenere un colore uniforme  (grigiastro). In un certo senso è proprio questo che svolge l’esposimetro  nei  vari passaggi che svolge quando riprende una scena.

A seconda della della quantità di zone luminose o /scure  nell’immagine, si otterrà come risultato del mix di un grigio più chiaro o più scuro. Situazioni con tanta  luce, una volta interpretate dalla macchina daranno origine ad un grigio chiaro, al contrario, scene  scure daranno origine ad un grigio scuro.

Statisticamente si è visto che far ragionare l’esposimetro utilizzando questo colore, assicura il maggior numero possibile di immagini esposte correttamente. Dire “assicura il maggior numero possibile di immagini esposte correttamente” implica che ci sia un certo margine di errore: questo dipende dal fatto che non tutte le scene una volta elaborate sono realmente riconducibili in modo corretto al grigio 18% come nel caso di  una scena completamente innevata, od una notturna.

In conclusione, ogni scelta deve essere effettuata in prima persona e finalizzata a ciò che vogliamo ottenere, per questo è necessario conoscere la tecnica ed utilizzarla a nostro giudizio…

 

Di vedutedautore

Vedute d'Autore®, è associazione culturale gruppo fotografico di Abbiategrasso. Nato nel 2010 senza scopo di lucro, ha tra i suoi obiettivi principali, la passione per la fotografia e la condivisione degli eventi e le attività attraverso i moderni strumenti di social networking online (blog, facebook, ecc) e più tradizionali (sito web).

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